L’importanza clinica delle valutazioni dell’esperienza psicotica
Non necessariamente un’esperienza psicotica causerà stress o altererà il funzionamento sociale, così come non necessariamente dovrà portare ad una diagnosi psichiatrica. In un articolo su World Psychiatry, la storia di James, del suo vissuto e del suo contesto socio-culturale aiutano a capire il ruolo delle valutazioni che il paziente ha delle esperienze psicotiche, mettendo a fuoco come non sia di rilevanza clinica solo il contenuto di queste, ma anche i processi attraverso i quali le persone raggiungono tali conclusioni e come reagiscono a loro. Le valutazioni creano un ponte tra gli aspetti fenomenologici e neurobiologici di quell’esperienza, collegandoli. Le valutazioni sono frutto di ciò che siamo biologicamente e culturalmente.
La storia di James diventa un’occasione per riflettere sul ruolo che la terapia cognitivo-comportamentale nelle psicosi (Cognitive Behavioral Therapy for psychosis, CBTp) ha nel comprendere ed esplorare queste valutazioni e il processo che contribuisce a costruirle, con l’obiettivo di sostenere le persone nella ricerca di soluzioni alternative più adattive. Ed è un’occasione per presentare SlowMo, un’applicazione mobile che cerca di contrastare il pensiero veloce e problematico, spesso alla base di esperienze psicotiche, per ridurre la paranoia. SlowMo per rallentare, notare dettagli diversi sui quali basare pensieri più adattivi.
James e il processo che porta alla costruzione di una valutazione
James inizia a sentire le voci e queste gli ricordano continuamente di non essere nessuno. Sente le voci degli altri che bisbigliano giudizi negativi su di lui.
Le voci che lui sente riflettono il modo in cui lui vede se stesso e gli altri. Le sue valutazioni “sono maledetto” e le conseguenze “sono senza speranza” rispecchiano i suoi sentimenti negativi verso se stesso. E sono anche il frutto delle esperienze di vita che lo hanno portato ad avere questa idea di sé.
Cresciuto in un contesto socioeconomico di povertà, James è esposto a violenza, anche di tipo sessuale, già durante l’adolescenza. Un vissuto che lo ha portato a credere di essere debole e, soprattutto, a pensare che altri lo avrebbero danneggiato. Divenuto adulto, senza lavoro, James è sempre più chiuso e isolato, agitato e con un sonno inquieto. Inizia a sentire delle voci, che parlano male di lui. Così cresce il disagio e lo stato di agitazione, e con esso l’esigenza di occuparsene. Inizia a fare uso di cannabis. Le voci diventano più insistenti nel ricordargli di non essere nessuno. È annichilito, impotente e privo di speranza verso il futuro.
La sua storia racconta di esperienze avverse della vita che contribuiscono a costruire valutazioni negative sul sé e sugli altri e che possono – in presenza di altri fattori affettivi, cognitivi, comportamentali, sociali e biologici – innescare e modellare le esperienze psicotiche e il significato attribuito a loro. Le valutazioni a loro volta sono influenzate da processi cognitivi, affettivi e comportamentali che si sono innescati nel contesto, dal profilo genetico di quella persona, dalla sua biologia e dalle sue esperienze socio-ambientali.
La terapia cognitivo-comportamentale nelle psicosi
La terapia cognitivo-comportamentale nelle psicosi (Cognitive Behavioral Therapy for psychosis, CBTp) ha un ruolo nel comprendere ed esplorare le valutazioni delle esperienze psicotiche e il processo che contribuisce a costruirle, con l’obiettivo di sostenere le persone nella ricerca di soluzioni alternative, più adattive. Quali sono gli ingredienti? Fiducia e sicurezza, alla base del rapporto terapeutico, seguite da un approccio empatico e collaborativo, tipico un’indagine aperta e non giudicante la ricerca di veridicità del racconto e le contraddizioni che emergono. Ma questo non basta, per ottenere miglioramenti clinicamente significativi è necessario lavorare sullo sviluppo del pensiero riflessivo, che supporti la capacità di dare senso ai propri processi cognitivi e a quelli degli altri, al fine di comprenderne il comportamento e abbracciare prospettive di auto compensamento. L’obiettivo terapeutico chiave è di individuare e modificare le abitudini quotidiane che mantengono il verificarsi delle esperienze psicotiche. Una narrativa individualizzata fornisce un resoconto della gamma di probabili fattori che contribuiscono a disturbare le valutazioni.
In altre parole, si tratta di quello di gettare semi perché nascano spiegazioni alternative, meno distruttive, che nel corso del tempo possano diventare valutazioni più adattative delle esperienze psicotiche.
La CBTp rispecchia il processo naturale con il quale deduciamo il significato dalle nostre esperienze di vita per sostenere un funzionamento adattivo. Tuttavia, sostenerlo senza supporto, in condizioni di vulnerabilità allo stress, è una sfida. Così come è una sfida “normalizzare” i risultati della terapia e consolidarli come comportamenti adattivi nella vita quotidiana, ed è questo lo scopo del progetto raccontato Philippa A. Garety e Amy Hardy nel loro articolo. Si tratta di SlowMo un’applicazione mobile che cerca di contrastare il pensiero veloce e problematico, spesso alla base di esperienze psicotiche, per ridurre la paranoia. SlowMo per rallentare i tempi della vita quotidiana in modo da notare dettagli diversi sui quali basare pensieri più sicuri.
The SlowMo Trial: un video
a cura di Norina Wendy Di Blasio
Fonte
Garety PA, Hardy A. The clinical relevance of appraisals of psychotic experiences. World Psychiatry 2017; 16(2): 140–141.
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