I benefici di un’attività fisica costante anche se moderata sulla salute sono noti e documentati. Sappiamo che la sedentarietà è un fattore di rischio per la salute, in particolare lo è per le patologie cardiovascolari, favorendo condizioni patologiche come ipertensione arteriosa, dislipidemia, obesità, diabete mellito. Analogamente è noto e dimostrato che praticare esercizio fisico costante, anche di intensità moderata, sia un’efficace misura di prevenzione e di cura delle malattie cardiovascolari, favorendo uno stile di vita più corretto e salutare di fatto contribuisce a ridurre l’incidenza di obesità, ipertensione arteriosa, dislipidemia, diabete mellito.
Meno note e studiate sono le correlazioni tra l’attività fisica e il declino cognitivo. In particolare, uno studio pubblicato su Neurology ha indagato sull’attività fisica nel tempo libero valutandone il potenziale protettivo sull’incidenza della demenza.
Processi di aterosclerosi più o meno avanzati possono essere un meccanismo patogenetico alla base del decadimento cerebrale, per cui è verosimile ipotizzare che tutto ciò che può aiutare a prevenire un deterioramento del sistema vascolare possa avere effetto nella prevenzione del deficit cognitivo in età avanzata. Sappiamo infatti che l’ipertensione arteriosa non correttamente trattata può determinare un danno vascolare significativo ed essere considerata un fattore di rischio importante sia per ictus cerebrale sia per deterioramento cognitivo.
La ricerca pubblicata su Neurology ha fatto riferimento ai dati del Northern Manhattan Study, uno studio di popolazione in ambito neurologico che si è occupato di mettere a fuoco i diversi fattori di rischio per ictus, ponendo l’attenzione sull’entità dell’attività fisica nel tempo libero nei soggetti esaminati e sul rapporto che questa può avere sulle condizioni cognitive. Queste ultime sono state valutate sia attraverso un esame neuropsicologico, che ha permesso di misurare la velocità di elaborazione cognitiva, la memoria semantica, la memoria episodica e la funzione esecutiva, sia mediante la risonanza magnetica cerebrale che ha permesso di evidenziare il volume di sostanza bianca iperintensa, infarti cerebrali silenti e volume cerebrale.
Dall’analisi dei dati è emerso che nel 90% della popolazione esaminata il livello di attività fisica nel tempo libero è stato classificato come assente/lieve ed è risultato associato con un maggior grado di declino delle prestazioni cognitive nel suo complesso.
L’associazione riscontrata indipendentemente da fattori confondenti come le caratteristiche sociodemografiche, i fattori di rischio cardiovascolare e i risultati della risonanza magnetica.
In altre parole possiamo affermare declino cognitivo e la demenza, patologie sempre più diffuse nella nostra società, con grande impatto socio-sanitario ed economico in ambito di cura e soprattutto di assistenza, possono essere prevenute anche ricorrendo a misure non farmacologiche. Piccole modifiche dello stile di vita, ad esempio livelli più elevati di attività fisica nel tempo libero, possono rivelarsi strategici per rallentare il declino cognitivo tipico del passare degli anni, senza avere costi elevati e con vantaggi anche in altri campi della salute generale.
Fonte
Willey JZ , Gardener H , Caunca MR et al. Leisure-time physical activity associates with cognitive decline. Neurology 2016; pii: 10.1212/WNL.0000000000002582.
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World Psychiatry, Volume 22, Issue 2, Page 326-327, June 2023.
World Psychiatry, Volume 22, Issue 2, Page 329-330, June 2023.
World Psychiatry, Volume 22, Issue 2, Page 325-326, June 2023.
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